Quanto ci costano davvero i Cpr in Albania?

Quanto ci costano davvero i Cpr in Albania? Si potrebbe rispondere smuovendo il tema morale ed etico, ma in questi giorni si sta tornando a parlare di soldi. Questo perché ActionAid e UniBari hanno calcolato il costo di gestione e attività del Cpr in Albania.
Questa viene definita come “l’operazione più costosa, umana e inutile della storia delle politiche migratorie italiane”. Altro che modello per l’Unione Europea secondo l’organizzazione internazionale indipendente.
Quanti milioni ci costa l’operazione Cpr in Albania?Per la prima volta ActionAid e UniBari hanno ricostruito i costi effettivi dell’allestimento del Cpr in Albania. Quello che emerge è che, solo per la costruzione, compresa la struttura non alloggiativa di Shengjin, sono stati spesi 74,2 milioni di euro: oltre 153.000 euro per posto disponibile.
Si può fare il confronto con il Cpr di Porto Empedocle, costato 1 milione di euro per 50 posti, ovvero poco più di 21.000 euro a posto.
Ma i costi non finiscono qui: oltre a quelli di costruzione vanno aggiunti i costi di gestione. L’ente gestore Medihospes è stato pagato 570.000 euro, equivalente a 114.000 euro al giorno per 5 giorni (gli unici operativi tra ottobre e dicembre 2024) per la detenzione di 20 persone, tutte liberate nel giro di poche ore.
Infine, al conto si aggiungono le spese per l’ospitalità e la ristorazione delle forze di polizia per quei cinque giorni di attività, per un totale di 528.000 euro.
Insomma, non si tratta del miliardo di euro con cui Schlein, Bonelli e Renzi criticavano il governo Meloni lo scorso anno, ma rimane comunque una spesa alta, di circa 680 milioni complessivi suddivisi in cinque anni. A conti fatti, tra tasso di rimpatrio al minimo storico e spese sostenute, l’operazione è un fallimento economico.
L’attacco di Schlein: “Meloni chieda scusa”La reazione dell’opposizione si concentra sull’aspetto economico emerso dallo studio di ActionAid e UniBari. Lo fa per esempio Elly Schlein, che attraverso i canali social scrive:
Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani, perché i numeri relativi ai costi della sua illegale operazione Albania sono un insulto anche a quei milioni di persone che oggi si trovano in difficoltà.
La segretaria del Partito Democratico fa notare come sia assurdo spendere cifre simili dopo che per anni l’attuale maggioranza ha straparlato di 35 euro al giorno per l’accoglienza. “La cifra quotidiana spesa per i centri in Albania, ovvero 114.000 euro al giorno, è quasi cinque volte il reddito medio di un italiano”.
Schlein ricorda che fin dall’inizio avevano denunciato i costi folli di questo progetto “illegale e inumano, pura propaganda sulla pelle dei più fragili ma pagata dalle tasche degli italiani”. A distanza di otto mesi da Giorgia Meloni che gridava “Funzioneranno!”, il progetto però pare fallimentare.
Il costo umano
Dall’opposizione e dal basso non mancano però le critiche anche all’aspetto più disumano dei centri di detenzione, come quelli in Albania e in Italia.
Pierfrancesco Majorino, responsabile politiche migratorie della segreteria del PD, definisce l’operazione Albania come una delle politiche migratorie più disumane mai adottate dall’Italia. “Siamo di fronte all’intervento più inefficace e brutale che sia mai stato messo in atto – commenta – massima lesione dei diritti umani e massimo spreco di denaro pubblico”.
Da Baobab Experience, un’associazione di volontari/e e attivisti/e che offrono supporto alle persone migranti, l’attacco verso la politica tutta è duro. Si fa riferimento non soltanto alle azioni del governo Meloni, ma anche ai media e alla politica che “urlano allo scandalo dello spreco, all’irrazionalità del progetto, alla sua inefficacia”, ma che non colgono il punto. Ci tengono a ribadire che il problema del Cpr è il Cpr stesso. Per usare le loro parole:
A nostro avviso il problema di un lager è che sia un lager, una gabbia in cui si rinchiudono esseri umani innocenti.
Forse potranno anche funzionare, ma in che modo? Solo in Italia si registrano più di un caso di suicidio o tentato suicidio al giorno, presenza di focolai di scabbia e altre malattie, uso di psicofarmaci per sedare esseri umani che chiedono diritti, come quello di non mangiare cibo con muffa e vermi.
E vietare i sopralluoghi nei centri italiani, come si legge nella circolare anti-ingressi del ministro dell’Interno Piantedosi, può nascondere ma non cancellare quello che avviene all’interno di questi centri che di “funzionante” hanno ben poco.
QuiFinanza