Peg Perego, sciopero contro i tagli: “Serve un piano industriale”


Il sindaco di Arcore Maurizio Bono durante l’incontro con i sindacati sul destino della Peg Perego
Arcore (Monza e Brianza) – “Serve un piano industriale, altrimenti questo è un suicidio assistito”. Così Maurizio Bono, sindaco di Arcore, alla fine del summit con i sindacati sul destino della Peg Perego. Ieri, il secondo sciopero degli operai, dopo l’annuncio dei 95 licenziamenti che scatteranno il 1° ottobre. Corteo per le vie della città e tavolo in Comune in vista dell’incontro di oggi in Regione. Ma l’azienda non ci sarà. “La vertenza è tutta in salita – dicono Adriana Geppert della Fiom-Cgil Brianza e Gloriana Fontana della Fim-Cisl provinciale – non sono interessati a nuove prospettive e non vogliono un accordo”. Parole dure, “come il confronto che si è fatto sempre più serrato. Dopo anni di cassa integrazione, si rifiutano di partecipare ai tavoli istituzionali: non è giusto”. Al centro del caso, “Il futuro dello stabilimento e dei lavoratori, abbiamo chiesto il ritiro della procedura”.
Le organizzazioni non intendono stare a guardare: “La situazione è gravissima, servono proposte: da tempo chiediamo nuovi prodotti senza trovare terreno fertile dall’altra parte, né la volontà di discuterne. E oggi a pagare il prezzo di errori e scelte dall’alto è il personale. È inaccettabile”. “Basta al trasferimento in Cina delle produzioni, non è così che si risale la china” per Fim e Fiom. E anche l’amministrazione comun ale la pensa allo stesso modo. “Occorre far comprendere alla dirigenza Peg che la ditta merita di essere salvata – dice ancora il primo cittadino – servono impegno e ricerca. Non si può perdere un marchio così importante e che avrebbe un vantaggio in caso di diversificazione, che altri non hanno. È in questi momenti che bisogna avere il coraggio di investire per fare qualcosa di nuovo”.
Già lo scorso 19 giugno i dipendenti - 244 quelli rimasti in servizio, meno della metà rispetto agli anni d’oro - si erano dati appuntamento ai cancelli in via De Gasperi per far sentire la propria voce e oggi la richiesta è la stessa di un mese fa: “Soluzioni alternative”. “C’è un margine – spiega Fontana – nonostante l’azienda non abbia fatto nulla in questi anni per migliorare la situazione”. “Noi non ci arrendiamo – conclude Geppert – oggi saremo in Regione a chiedere un intervento di rilancio per mantenere stabilimento e occupazione in città”.
Il Giorno