Indicatori di finanza sostenibile: quali useranno le banche nel 2026?


Il Green Asset Ratio (GAR), che misura la percentuale degli asset di una banca allineati alla Tassonomia UE, è un indicatore chiave per valutare l’impegno delle istituzioni finanziarie nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Eppure, dalla sua introduzione, sono state fatte notare diverse limitazioni, tra cui le divergenze di ambito tra numeratore e denominatore, così come grandi difficoltà nell’assicurare conformità ai principi DNSH (Do No Significant Harm) e MS (Minimum Safeguards). Queste carenze aiutano a spiegare i livelli relativamente bassi di GAR riportati nel 2024 (una media di 2,8% su un campione di 20 banche). Una tendenza che è proseguita nel 2025, con un GAR medio ancora contenuto (3,4% per lo stesso campione), ad evidenziare le problematiche in corso sollevate dalle banche.
Evoluzione del GAR per un campione di 20 banche (2023 – 2024)

Le istituzioni europee hanno risposto alle preoccupazioni sollevate dalle banche fin dall’inizio del 2025 e queste risposte dovrebbero riflettersi nelle informative del 2026 (relative all’anno finanziario 2025). A luglio 2025, la Commissione Europea ha pubblicato una bozza di Atto Delegato come parte dello sforzo di semplificazione previsto dal Pacchetto Omnibus. Quest’Atto include importanti proposte di cambiamento al GAR, come:
- Esclusione dal suo denominatore delle società non soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD),
- Introduzione di un criterio di materialità che permetta alle istituzioni finanziarie di escludere asset finanziari che rappresentano meno del 10% dei prestiti o investimenti dedicati ad attività specifiche,
- Semplificazione dei modelli di rendicontazione, che porterebbe a una riduzione dell’89% dei dati richiesti.
Anche se alcune di queste misure rispondono direttamente alle preoccupazioni delle banche, altre potrebbero, almeno temporaneamente, ridurre la trasparenza nella divulgazione. Per esempio, la Commissione Europea ha annunciato che la pubblicazione dei modelli dettagliati del GAR sarebbe facoltativa fino alla fine del 2027, se l’istituto afferma che «nessuna attività è dichiaratamente associata ad attività economiche che si qualificano come sostenibili per l’ambiente secondo gli articoli 3 e 9 del Regolamento (EU) 2020/852». In modo analogo, poche settimane prima, l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha annunciato, in un documento di consultazione, la sospensione degli obblighi di divulgazione per i modelli da 6 a 10 relativi al GAR e al Regolamento sulla Tassonomia nei report III Pilastro (queste informative ESG venivano pubblicate semestralmente).
È fondamentale sottolineare che, dato il ruolo centrale della Tassonomia nell’attuale quadro normativo e i vari requisiti posti dalle autorità normative e di supervisione europea (come l’ESMA, la BCE, ecc.), gli aggiornamenti ai regolamenti della Tassonomia potrebbero avere svariate ripercussioni.
Altri indicatori «non tassonomici»
Pur rispondendo ad alcune preoccupazioni, l’aggiornamento del GAR restringerà anche l’ambito di applicazione dell’indicatore, a causa della minore copertura della CSRD. Inoltre, apre la porta a una sospensione temporanea dei requisiti di divulgazione e non risolve immediatamente altre limitazioni esistenti sulla Tassonomia europea, come l’esclusione di alcune attività (ad esempio l’agricoltura) e la non-integrazione degli obiettivi sociali. Per questo, il GAR rimane, nella migliore delle ipotesi, un’illustrazione parziale della finanza sostenibile, mobilitata da istituti bancari.
Nonostante ciò, altre comunicazioni da parte di questi istituti possono fornire contesto aggiuntivo, senza garantire esaustività. Per esempio, il Modello 2 dell’informativa del III Pilastro descrive l’esposizione ai settori dell’immobiliare residenziale e commerciale con un’analisi basata sul consumo di energia e le certificazioni di performance energetica (facendo notare che molti immobili non possiedono ancora queste informazioni). Anche il rapporto di finanziamento energetico (Energy Financing Ratio) offre approfondimenti di valore sulla capacità di una banca di sostenere la transizione, tenendo conto sia dei flussi green sia brown. Sebbene l’indicatore non sia obbligatorio, sta riscuotendo successo tra le banche, specialmente negli Stati Uniti, dove molti istituti lo hanno sottoposto al voto degli azionisti durante le assemblee annuali del 2025. Detto questo, è opportuno usare cautela a causa della mancanza di standardizzazione, che spesso porta all’adozione di metodologie diverse.
Per quanto riguarda la dimensione sociale, gli indicatori sono meno diffusi. Tuttavia, il Modello CR1 nei report del III Pilastro delle banche europee evidenzia la percentuale di piccole e medie imprese presenti nei loro portafogli. Questi dati offrono spunti rilevanti sul ruolo giocato dalle banche nel promuovere l’inclusione finanziaria e nel supportare l’economia locale.
Infine, i report sull’allocazione del capitale raccolto attraverso emissioni categorizzate con una certa etichetta, così come i report sull’avanzamento verso gli obiettivi di finanza sostenibile, possono migliorare ulteriormente il quadro. In queste iniziative non esiste però una standardizzazione della definizione di “finanza sostenibile” né della possibile inclusione di flussi finanziari non riflessi nel bilancio (la strutturazione di obbligazioni, gli asset in gestione).
Anche se il Green Asset Ratio è un indicatore utile, rimane limitato a causa della sua metodologia e del suo ambito normativo, problemi che l’atteso aggiornamento del 2026 probabilmente non risolverà. Comprendere la piena portata delle attività sostenibili delle banche richiede quindi più del solo GAR.
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