"Intrappolato nella rete" di Sébastien Broca, pubblicato da Seuil

Questa settimana, diamo uno sguardo all'evoluzione dei Gafam, eredi della controcultura americana e ora vicini a Donald Trump.
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Dall'utopia di Internet al capitalismo digitale è il sottotitolo di questo libro, che potrebbe essere riassunto con una domanda: come siamo arrivati fin qui?
Cosa è successo nella Silicon Valley tra gli albori di Internet, circa 30 anni fa, con i giovani assetati di libertà nello spirito della controcultura californiana, e oggi, quando giganti digitali multimiliardari giurano fedeltà a Donald Trump e sono sospettati di monitorare gli utenti di Internet in tutto il mondo?
Questa è la domanda che si è posto Sébastien Broca, docente e ricercatore in scienze dell'informazione e della comunicazione.
La risposta che fornisce mette in luce la straordinaria capacità di quelli che vengono chiamati Gafam, tra cui Google, Amazon, Meta, Apple e Microsoft: queste aziende sanno perfettamente come sfruttare le lacune aperte da altri.
Le società Gafam hanno tratto notevoli benefici dalle battaglie condotte da una figura sorprendente, oggi scomparsa, di John Perry Barlow, ricco erede di un ranch del Wyoming, paroliere del gruppo rock Grateful Dead, autore nel 1996 di una Dichiarazione di indipendenza del cyberspazio e fondatore di una ONG dedita alla difesa assoluta della libertà di espressione online.
Il suo nemico non era il mondo degli affari, ma lo Stato. Fece di tutto per impedire che lo Stato intervenisse internamente. E ci è riuscito, perché negli anni Novanta ha ottenuto il quadro giuridico che esiste ancora oggi e che consente alle aziende digitali di autocontrollarsi.
Ma è anche ciò che ha permesso a Gafam di affermare il proprio potere, pur affermando di far parte dell'utopia degli inizi.
Un'altra utopia ereditata dalla controcultura americana: la tecnologia era vista come un mezzo per salvare gli ecosistemi.
Questo è ciò che dicevano negli anni Novanta alcuni imprenditori ed editorialisti molto influenti: Internet ci avrebbe permesso di oltrepassare i limiti della materia, sarebbe stata una risorsa inesauribile di cui avremmo potuto trarre beneficio senza privare nessuno.
Un discorso ripreso molto rapidamente dalle autorità pubbliche e ripreso dai giganti digitali per suggerire l'immaterialità della loro attività, come rottura con l'era industriale. Tuttavia, il loro fabbisogno energetico è enorme, sia per progettare i loro dispositivi sia per far funzionare i loro data center.
Un modo di avanzare sotto mentite spoglie che forse spiega un equivoco sulle intenzioni di questi giganti, a lungo identificati come progressisti e che oggi appaiono più interessati al potere che al progresso.
Francetvinfo