UBS assolta: ricorso del Ministero pubblico della Confederazione

Il cosiddetto caso "cocaina bulgara", ereditato da UBS con l'acquisizione di Credit Suisse, è riemerso, poiché il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha deciso di presentare ricorso al Tribunale federale contro la sentenza di assoluzione della banca. Secondo la "NZZ", il ricorso è stato presentato il 7 marzo.

Il cosiddetto caso della "cocaina bulgara" è uno dei tanti scandali che hanno contribuito a rovinare l'immagine del Credit Suisse. Nel 2022 l'istituto, che all'epoca era ancora la seconda banca della Svizzera, è stato multato di 2 milioni di franchi. per carenze nelle sue procedure di controllo, che non sono riuscite a individuare legami con un'organizzazione criminale bulgara.

Un ex dipendente – che aveva effettuato o fatto effettuare transazioni tra luglio 2007 e dicembre 2008, nonostante la presenza di prove concrete dell’origine criminale dei fondi – è stato inoltre riconosciuto colpevole di riciclaggio aggravato e condannato a 20 mesi di carcere e a una sanzione pecuniaria, entrambe con sospensione condizionale.

Nel frattempo la banca è stata acquisita da UBS. Nel marzo 2023, il panico sui mercati ha gettato Credit Suisse nel caos e, per evitare la bancarotta, le autorità svizzere si sono incontrate d'urgenza con UBS e hanno negoziato l'acquisizione da parte del gruppo del suo ex rivale.

UBS riprese quindi il procedimento ma venne assolta nel novembre 2024 dalla Corte d'appello del Tribunale penale federale. Nel frattempo è morto l'ex dipendente del Credit Suisse . La Corte d'Appello ha quindi deciso di separare la parte del procedimento che la riguardava e ha infine deciso di assolvere UBS, ritenendo che non fosse più possibile esaminare i fatti contestati senza ledere la presunzione di innocenza della defunta.

Contattata, UBS ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Nel rapporto che illustra nel dettaglio i risultati del primo trimestre, tuttavia, l'azienda afferma di aver presentato anche ricorso.