Ubisoft risponde a Stop Killing Games: "Niente dura per sempre", dice il CEO

Tutto è iniziato con una scintilla: la chiusura definitiva dei server di The Crew , un gioco ancora amato da migliaia di utenti. Ma quella che sembrava una semplice decisione aziendale di Ubisoft ha acceso una fiamma di indignazione collettiva. Quella fiamma è cresciuta fino a diventare Stop Killing Games , un'iniziativa che rivendica il diritto di conservare i videogiochi acquistati legittimamente. La risposta è stata massiccia: oltre un milione di firme e l'attenzione di figure chiave come Notch , creatore di Minecraft .
In mezzo a questo crescente clamore, Ubisoft, l'azienda che ha dato il via al movimento, sta finalmente rompendo il silenzio. E lo sta facendo grazie al suo CEO, Yves Guillemot.
Durante un recente incontro con gli investitori, Guillemot è stato interrogato direttamente sulla mossa. La sua risposta è stata tanto decisa quanto controversa:
"Niente dura per sempre. Il supporto per tutti i giochi non può durare per sempre."
Il CEO ha spiegato che Ubisoft opera in un mercato in continua evoluzione. Quando lancia un gioco, offre garanzie, supporto, servizi e avvisi sul suo possibile ritiro. Ha persino citato come esempio il fatto che The Crew 2 abbia abbassato il prezzo a 1 euro nel settembre 2024, con la promessa di offrire modalità offline come compensazione.
Guillemot sosteneva che il software, come qualsiasi strumento tecnologico, ha una durata di vita. Secondo lui, molte applicazioni e piattaforme diventano obsolete dopo 10 o 15 anni.
"Abbiamo pubblicato la seconda versione, poi la terza. Ma alla fine tutto si è esaurito", ha detto.
Tuttavia, il dirigente ha anche chiarito che Ubisoft non sta ignorando le preoccupazioni dei giocatori. Ha riconosciuto che l'azienda sta lavorando per minimizzare l'impatto di queste decisioni e che si tratta di una questione che riguarda l'intero settore, non solo la sua azienda.
L'iniziativa non si limita a impedire la scomparsa dei giochi. Chiede anche un modo per preservarli, anche se i server dovessero andare offline. Che si tratti di patch offline, codice open source o licenze speciali, i firmatari della petizione vogliono impedire che interi titoli vengano cancellati dal mondo digitale senza lasciare traccia.
E non si tratta solo di una lotta per la nostalgia. Si tratta di preservare la storia dei videogiochi come arte, industria e memoria collettiva.
La domanda ora è: gli interessi commerciali di aziende come Ubisoft possono coesistere con il diritto dei giocatori a mantenere ciò per cui hanno pagato? Guillemot assicura che ci stanno lavorando, ma chiarisce che non tutto sopravviverà alla prova del tempo. Nel frattempo, Stop Killing Games continua a guadagnare terreno e potrebbe presto entrare nell'agenda formale del Parlamento europeo. Se ciò accadrà, sarà una svolta per l'intero settore.
La Verdad Yucatán