Attivismo nell'era di TikTok e Instagram: come le ONG possono entrare in contatto con la Generazione Z

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Attivismo nell'era di TikTok e Instagram: come le ONG possono entrare in contatto con la Generazione Z

Attivismo nell'era di TikTok e Instagram: come le ONG possono entrare in contatto con la Generazione Z
Cooperazione e sviluppo
Tribuna

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Attivismo su TikTok e Instagram
I volontari della Fondazione Madrina preparano un pallet di aiuti umanitari per il secondo convoglio diretto a Valencia, preparato dalla Fondazione Madrina, l'8 novembre 2024 a Madrid, Spagna. Europa Press News (Europa Press tramite Getty Images)

Le organizzazioni non governative (ONG) sono da decenni attori chiave nella difesa dei diritti umani, della sostenibilità e della giustizia sociale. Tuttavia, negli ultimi anni, hanno visto indebolirsi la loro capacità di attrarre e trattenere i giovani. La Generazione Z (persone nate tra il 1999 e il 2010 circa), nata in un mondo globalizzato e digitalizzato, è caratterizzata da un forte impegno sociale, ma anche da una crescente sfiducia nelle istituzioni tradizionali, comprese le stesse ONG .

Il problema non è la mancanza di interesse per l'attivismo; al contrario: i giovani di oggi sono più consapevoli che mai delle questioni sociali e ambientali ; ciò che è cambiato è il loro modo di impegnarsi nel cambiamento. Rispetto alle generazioni precedenti, che trovavano nelle ONG un modo per canalizzare il proprio impegno, i giovani della Generazione Z prediligono metodi più decentralizzati, immediati e autogestiti. Preferiscono firmare petizioni digitali, lanciare campagne sui social media e partecipare a proteste globali con impatto immediato, piuttosto che aderire a strutture a lungo termine che percepiscono come lente, burocratiche e, in alcuni casi, opache.

Uno dei fattori che ha eroso la fiducia nelle ONG è la percezione che molte di esse operino con oneri amministrativi eccessivi, il che diluisce il reale impatto dei loro progetti. La Generazione Z, abituata alla trasparenza digitale, non si accontenta di donazioni astratte o di bilanci annuali difficilmente accessibili. Vuole sapere esattamente come vengono utilizzati i suoi fondi, quale impatto concreto genera e quali cambiamenti tangibili porta il suo coinvolgimento.

A questo si aggiunge una nuova comprensione della giustizia sociale e dell'attivismo. Non basta che una ONG si batta per la diversità, la parità di genere o la sostenibilità; la Generazione Z si aspetta che questi valori si riflettano internamente nella struttura organizzativa, nelle politiche retributive e nella cultura aziendale stessa. L'ipocrisia aziendale viene rapidamente individuata sui social media e può avere effetti devastanti sulla reputazione di qualsiasi organizzazione, comprese le ONG.

Per riconquistare la fiducia della Generazione Z, le ONG devono mettersi in discussione e, in alcuni casi, reinventarsi. Una trasparenza radicale può essere un primo passo, utilizzando piattaforme digitali per mostrare in modo visivo e accattivante la destinazione di ogni euro donato e i risultati dei loro progetti. Piuttosto che report dettagliati, questa generazione è più attratta da testimonianze reali (migliori di quelle dei loro coetanei), video interattivi e grafici intuitivi che consentano di comprenderne rapidamente e direttamente l'impatto.

Oltre alla trasparenza, il modello di partecipazione deve evolversi. I giovani non vogliono limitarsi a donare denaro o ricevere newsletter con aggiornamenti; cercano esperienze che permettano loro di impegnarsi attivamente. Le ONG si trovano ad affrontare la sfida di sviluppare nuove forme di volontariato più flessibili, locali e digitali, che si adattino agli stili di vita moderni. Progetti in cui i partecipanti possano essere coinvolti anche da remoto, dai propri dispositivi, farebbero la differenza.

Anche la comunicazione gioca un ruolo chiave in questa trasformazione. Il linguaggio istituzionale e tecnico, sebbene necessario in alcuni ambiti, non è più in linea con i giovani e con il loro modo di fruire delle informazioni. Si può invece adottare un tono incentrato sull'autenticità, più vicino e umano. Non si tratta solo di essere presenti su TikTok, X, Instagram o YouTube, ma di saper utilizzare questi spazi per raccontare storie che ispirino e mobilitino. I contenuti devono essere visivamente d'impatto, facili da condividere e, soprattutto, coerenti con i valori che l'organizzazione dichiara di sostenere.

Un altro elemento chiave è la costruzione di alleanze con figure chiave della Generazione Z. Gli influencer non sono più solo creatori di contenuti; molti di loro sono diventati leader di pensiero su temi sociali e ambientali . Collaborare con gli attivisti digitali può essere una strategia efficace per amplificare i messaggi delle ONG e raggiungere un pubblico altrimenti difficile da raggiungere.

Ma non si tratta solo di comunicazione e coinvolgimento. Se le ONG vogliono attrarre i giovani, devono anche offrire concrete opportunità di sviluppo professionale. La Generazione Z nutre un vivo interesse per il settore sociale, ma considera il terzo settore un ambito con bassi salari e limitate prospettive di crescita. Per cambiare questa percezione, è essenziale creare programmi di tirocinio retribuito, borse di studio, tutoraggi e percorsi di carriera chiari all'interno delle organizzazioni.

Le ONG sono a un punto di svolta. Se non adattano la loro struttura, il loro modello di comunicazione e partecipazione alle nuove generazioni, rischiano di diventare obsolete. La Generazione Z vuole cambiare il mondo, ma a modo suo, con immediatezza, trasparenza, coerenza e leadership. Appellarsi alla solidarietà come dovere morale non è più sufficiente; l'attivismo è ora visto come un'esperienza di crescita personale, con effetti immediati e compatibile con la vita moderna. Perché, nel nuovo paradigma della Generazione Z, il tempo non è denaro, il tempo è denaro.

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